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giovedì 11 agosto 2011

Smaltire la condensa dei generatori termici

Smaltire la condensa prodotta dai generatori termici costituisce di certo un problema di non poco conto per la salvaguardia dell'ambiente.
La soluzione comunemente usata è il convogliamento negli scarichi delle acque usate dagli edifici. Queste ultime, però, per la presenza i saponi e detergenti hanno un profilo di sostanze alquanto basiche, che mediamente riescono a neutralizzare l'acidità tipica delle condense.
L'aspetto più delicato e significativo degli scarichi delle condense è costituito dal valore del pH, alquanto acido in queste. Le norme vigenti, in ogni caso, vietano la possibilità di mischiare la condensa con l'acqua potabile per ridurne l'acidità.

Proprio l'evoluzione di queste norme ha intrapreso una strada complicata con indicazioni non molto semplici da attuare. Su scala nazionale ed europea esistono valori limite per le caratteristiche fisiche e chimiche della condensa, che potrebbero sembrare, però, restrittivi per impianti particolarmente grandi come le centrali termiche condominiali. I piani di smaltimento delle condense, inoltre, dovrebbero essere regolati dalle regioni, ma nella maggior parte dei casi questi sono tralasciati.

Negli impianti di medie e piccole potenze, generalmente inferiori a 35 kW, non sono presenti negli scarichi elevate sostanze particolarmente velenose, e per questo ne è, in linea di massima, consentito lo scarico nei sistemi di raccolta delle acque fognarie e superficiali.
In condizioni diverse sarebbe obbligatoria l'adozione di un sistema di neutralizzazione o passivazione della condensa prodotta dai generatori termici, prima dell'immissione nei sistemi di raccolta delle acque fognarie o superficiali.

Il neutralizzatore o passivatore per la condensa è costituito, generalmente, da un filtro a carboni attivi, o comunque di tipo basico, spesso in Italia di origine dolomitica, realizzato quindi a base di carbonato di calcio, in grado di trattenere gli ioni responsabili dell'acidità della condensa.
Il limite superiore di potenza, a partire dal quale le norme invitano a valutare la possibilità di utilizzare un passivatore è di 116 kW. L'ambiguità sorge nel momento in cui non è esclusa la possibilità di neutralizzare la condensa con scarichi saponati o detergenti di uso quotidiano.

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