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venerdì 19 agosto 2011

Celle fotovoltaiche stampate su carta, plastica o tessuti

L'ultima sfida degli studiosi del MIT di Boston, è quella di realizzare celle fotovoltaiche stampabili su materiali sottili come carta, tessuti e plastica, flessibili e piegabili più volte, ma che rimangano sempre e comunque funzionali.
In un articolo pubblicato su Advanced Materials, , Karen Gleason, Michael Kasser e Miles Barr hanno dichiarato che le celle solari potranno rivestire le pareti degli edifici, una volta realizzate con materiali in grado di proteggerle dalle intemperie.

Il prototipo realizzato dopo anni di studio si presenta come un normale foglio di carta appena uscito dalla stampante con una serie di rettangoli. La differenza fondamentale, però, è che questo foglio basta esporlo alla luce del sole perchè possa generare energia.

La tecnologia oxidative chemical vapor deposition, con la quale si realizzano queste celle, è diversa da quella fino ad ora utilizzata. Innanzitutto le temperature necessarie sono non troppo elevate, circa inferiori a 120 gradi Celsius,e non vengono utilizzate sostanze liquide ma vapori, cosa che ne permette poi lo stampaggio su qualsiasi tipo di carta, stoffa o plastica.

Per la stampa di un intero modulo composto da più celle, devono essere depositati cinque strati di inchiostro in diversi passaggi, procedimento che avviene in una camera a vuoto ma che può tranquillamente essere riproducibile su scala industriale.
Nell'articolo sopra citato gli scienziati descrivono alcuni test effettuati per verificare la qualità del materiale. Ad esempio sono state stampate alcune celle su un foglio di PET, più sottile di quello utilizzato per le bottiglie. Questo foglio è stato successivamente piegato e riaperto più di 1000 volte, ma la qualità delle celle è restata inalterata. Altri test hanno, invece, riguardato la resistenza nel tempo e quella meccanica.

L'efficienza energetica, per il momento, è pari all'1%, necessaria a coprire il fabbisogno solo di un piccolo gadget elettrico, ma naturalmente si attendono sviluppi futuri.
Ma è importante sottolineare soprattutto la riduzione dei costi dovuti a questa tecnologia. In un impianto, infatti, il costo maggiore non è tanto quello delle celle o del film attivo, quanto quello del supporto e dell'installazione. Nel caso in cui si può utilizzare come supporto un materiale facilmente reperibile, i costi sono necessariamente destinati a scendere.
Nello sviluppo di questa tecnologia, inoltre, possiamo dire che ci sia anche un po’ d’Italia, visto che gli studi sono frutto di una collaborazione con l’ENI.

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